Le colline di Castiglione cosentino celavano un tesoro inespresso, nascosto tra i terreni di famiglia inutilizzati da tempo. Oggi quei terreni hanno ripreso splendore e sono diventati la base operativa dell’azienda agricola creata grazie all’audacia e la caparbietà di due sorelle, Benedetta e Maria Concetta Linardi. Nata «quasi per gioco» ma con «l’ambizione di rimette in vita dei terreni di famiglia» l’azienda Zafferano del Re ha permesso la produzione dell’oro rosso di Calabria di qualità altissima che è diventato un vero tesoro agroalimentare.

La terra tesoro da coltivare ed esaltare

Il re a cui fa riferimento il brand aziendale è il famoso Alarico, legato alla storia della città di Cosenza, capoluogo di provincia a quindici minuti di auto dai terreni aziendali. Partendo da quella leggenda le due sorelle imprenditrici hanno voluto evidenziare che «il vero tesoro del nostro territorio è nella tradizione agricola di questo posto» spiega Benedetta Linardi. Cosi la passione nel fare agricoltura le ha portate a preservare la natura e la biodiversità puntando, dopo alcuni esperimenti di coltivazione, sullo zafferano prodotto con metodi naturali. Agricoltrici ed artigiane allo stesso tempo perchè il loro prodotto è frutto di un processo di lavoro interamente svolto a mano.

Le origini antichissime dello zafferano in Calabria

Numerose pubblicazioni storiche fanno risalire la coltivazione di questa preziosissima spezia già all’ età greco-romana. Una tradizione agricola radicata nel tempo, tanto che la produzione dello zafferano raggiunse importanti quantitativi nell’epoca del Regno delle due Sicilie, specie nel territorio della Provincia di Cosenza che risultò una delle maggiori produttrici ed esportatrici in tutto il mondo. Tracce evidenti delle origini antichissime dellozafferano nel territorio cosentino si trovano nel libro “Descrizione storica e geografica del Regno delle Due Sicilie” risalente al 1789, che recita «la Calabria e più l’Abruzzo coltivavano un tempo molto zafferano».Il testo del 1844 di Luigi Zucoli “Nuovissima Guida dei viaggiatori in Italia e nelle principali parti d’Europa”cita tra le produzioni agricole di Cosenza quella dello zafferano. Ma un’ulteriore traccia storica di questa importante azione produttiva si legge tra le righe del testo del 1862 “Italy under Victor Emmanuel. A personal narrative” di Carlo Arrivabene. L’autore in un paragrafo dedicato alle bellezze del sud Italia scrive testualmente «C’è un proverbio che mette in evidenza le tre rarità del sud Italia: i vini siciliani, lo zafferano di Cosenza, le donne di Bagnara».

Zafferano e cucina

Analizzato dalla Università della Calabria e classificato in termini commerciali di Tipo 1 lo Zafferano del Re è riuscito per la sua alta qualità ad entrare nelle cucine di alcuni professionisti della ristorazione. «Questo ci permette di avere parecchie soddisfazioni grazie alla qualità che riusciamo ad ottenere – spiega Maria Concetta Linardi –Relazionarci con gli chef ed avere feedback positivi ci ha spinto ad aumentare la nostra produzione». Tradizione e storicità oggi diventano preziosi elementi per «restare piuttosto che partire» e aiutare «la terra a brillare come merita».